Il Museo
Il museo della Nobile Contrada del Nicchio si trova in Via dei Pispini ai civici 68 e 70. In questo luogo, collocato nelle stanze retrostanti all’oratorio di San Gaetano Thiene, sono conservati ed esposti i beni storici ed artistici più preziosi della Contrada.
Entrando dall’ingresso principale ci si trova nella sala delle vittorie, dove è possibile ammirare i drappelloni vinti dal Nicchio a partire dal XVIII secolo (non sono conservati a Siena “cenci” precedenti).
Il primo Palio conquistato dal Nicchio nel Settecento, con l’agognata vittoria del 2 luglio 1731 dopo 48 anni di astinenza, non è purtroppo conservato. In base alle date poste nella parte bassa dei drappelloni ancora posseduti dalla Contrada, il più antico sembra essere quello vinto il 2 luglio 1734. In realtà non è così, perché esaminando le arme dei deputati della festa dipinte su questo “cencio” ci si accorge che si riferiscono a quelli in carica per il Palio del 2 luglio 1748. infatti, nel 1748 questi furono il rettore della Studium della Sapienza Amerigo Falconetti, il conte Anton Maria Pieri e Giovanni Battista Alberti, i cui stemmi compaiono nel drappellone datato in un secondo momento, errando, all’anno 1734. L’errore è imputabile al fatto che la scritta è stata aggiunta in epoca decisamente posteriore, risultando mancante la parte inferiore del Palio.
Oltre ai drappelloni vinti dalla Contrada, nella sala delle vittorie, sono visibili giubbetti e zucchini vittoriosi tra XIX e XX secolo, il trono delle Quarantore proveniente dall’adiacente oratorio di Contrada e le monture per il corteo storico realizzate dal Nicchio in occasione del rinnovo dei costumi del 1955.
Salendo al piano superiore si possono vedere i masgalani (dallo spagnolo “mas galán”, tradotto “il più elegante”) vinti dalla Contrada per aver dimostrato la maggiore abilità e compostezza con i propri figuranti durante il corteo storico precedente la corsa del Palio. Tale premio (che consiste generalmente in un vassoio o bacile in argento, oggi reinterpretato nelle forme e nei materiali dagli artisti scelti per realizzarlo) è stato ripristinato in epoca moderna nel 1950, riprendendo i premi assegnati fin dal Seicento alla Contrada che si distingueva dalle altre per il portamento della propria comparsa, la sfarzosità dei costumi e, in alcuni periodi storici, l’originalità dei carri allegorici.
Proseguendo ci si imbatte nei “cavallini”: dipinti popolari presenti in ogni museo di Contrada, che raffiguravano il momento dell’arrivo di una carriera, i cui esemplari più antichi risalgono ai primi dell’Ottocento e che vennero realizzati fino alla Seconda guerra mondiale, quando furono definitivamente spodestati e superati dalle immagini fotografiche. Alcuni di questi “cavallini” sono molto dettagliati: vi sono stati riprodotti particolari come cadute dei fantini e manto dei barberi, mentre altri risultano molto più schematici, con la carriera rappresentata in un’unica sequenza e con la piazza raffigurata come un semplice percorso in linea. I “cavallini” erano spesso opera di pittori in erba che, su commissione, mettevano a disposizione le loro doti artistiche per tramandare e fissare nella memoria di tutti le imprese della propria Contrada. Non di rado presentano delle imprecisioni, in realtà facilmente spiegabili e giustificabili: bastava un semplice ricordo distorto per falsare qualche dettaglio o per invertire una Contrada partecipante con una consorella.
Nella medesima vetrina dei cavallini, sono presenti anche dei vecchi segnaposto e due cimase in legno intagliato e dorato, realizzati tra il XIX secolo e l’inizio del XX, dai quali si evincono, almeno in parte, i mutamenti e gli avvicendamenti, nel corso dei secoli, delle alleanze e delle rivalità del Nicchio. Sia i segnaposto che le cimase, infatti, mostrano le consorelle alleate della Nobile Contrada del Nicchio: è curioso notare che tra le contrade alleate vi erano oltre alle attuali (Bruco, Onda e Tartuca) anche l’Oca, acerrima rivale del Nicchio dal 1934 fino agli anni ’70 del 1900, ed il Valdimontone, con la quale il Nicchio è tutt’oggi impegnato, fin dal 1952, in una accesa rivalità.
Sempre sullo stesso piano si trovano esposti i costumi dei rinnovi del 1904 e 1928, oltre ad alcuni esemplari di monture risalenti all’Ottocento.
Romano Marzocchi, custode del museo.
Oltre a bandiere e tamburi di diverse epoche il museo contiene infine alcuni oggetti artistici di rilievo come:
- Una statua in terracotta dipinta raffigurante San Sebastiano proveniente dalla chiesa di S. Maria a Dofana presso Montaperti, riscoperta nel 1970 ed acquistata dalla Contrada, ed attribuita alla bottega di Giovanni di Stefano (uno dei maggiori scultori senesi della seconda metà del Quattrocento, figlio di Stefano di Giovanni detto il Sassetta).
- Tempera su tavola sagomata a forma di croce raffigurante Cristo Crocifisso tra Cristo portacroce, Cristo risorto, san Francesco d’Assisi. Collocabile approssimativamente alla prima metà del Quattrocento, la figura in basso di san Francesco in preghiera lascia intendere che l’opera, chiaramente non dipinta per l’oratorio nicchiaiolo, possa avere una committenza francescana.
- Busto in terracotta dipinta e stucco raffigurante Cristo redentore.
- Olio su tela rappresentante la Madonna col Bambino, san Lorenzo e san Francesco d’Assisi.
A cura di Edoardo Cerretani e Gaia Petreni