La Fiera Gastronomica
Uno degli aspetti che caratterizzano la vita di contrada è quello della convivialità, una parola che evoca lo stare insieme in allegria, l’amore per la buona cucina, il buon vino, la tavola imbandita, la festa.
Nel Nicchio, l’abitudine a pensare in grande è sempre stata una caratteristica costante ed è anche in virtù di questo che negli anni ‘60 nacque l’idea della Fiera Gastronomica.
A Siena si svolgeva dagli anni ’30 del secolo scorso, presso la Fortezza Medicea, la “Mostra dei Vini Tipici d’Italia”. Un fiore all’occhiello per la città che aveva richiamato l’attenzione di tutto il paese.
Sul finire degli anni ‘50, però, la manifestazione stava giungendo al capolinea e allora qualcuno alla Pania propose – scherzando, ma nemmeno poi tanto – che il Nicchio subentrasse nell’organizzazione dell’evento, replicando la mostra nel giardino della Pania.
La questione fu risolta con una battuta fulminante: “più che la mostra dei Vini Tipici noi si potrebbe fare quella dei Tipi Vinici”. E così nel 1958 la mostra dei “Tipi Vinici” aprì davvero i battenti. Fu un successo. L’idea piacque talmente tanto che, nel 1959, fu ripetuta. Mentre nel 1960, quando la “vera” mostra dei Vini Tipici riaprì i battenti in Fortezza, il Nicchio contribuì gestendo in proprio un padiglione.
Per gustare meglio un buon bicchiere di vino, si sa, ci vuole anche una buona cena. E così nacque l’idea di una Fiera Gastronomica da svolgersi negli spazi esterni della Pania. Dal 1968 la manifestazione riprese con la sua denominazione ufficiale e già molte delle caratteristiche presenti ancora oggi, come ad esempio la sua collocazione temporale tra la fine di luglio e la festa titolare in onore di San Gaetano da Thiene.
Ben presto l’afflusso dei visitatori non si limitò più alla sola gente del rione e la Fiera Gastronomica alla Pania divenne un appuntamento fisso per tutta la città. Aumentarono il numero di giorni di attività e l’offerta ludica e gastronomica con nuovi padiglioni. E così i nicchiaioli si ingegnarono – matita e righello alla mano – a studiare soluzioni per creare nuovi spazi e stand adeguati alle esigenze.
Allo stesso tempo ai fornelli stava crescendo una nuova leva di cuochi nicchiaioli che, iniziando da dilettanti, finì per acquisire una competenza da professionisti che poi è stata tramandata fino ai giorni nostri.
Ogni edizione offriva una scelta fra decine di vini selezionati, che si accompagnavano dapprima a piatti alla buona e rispettosi della cucina tradizionale fino ad arrivare in seguito a quelli cucinati dai cuochi famosi dei ristoranti più in voga a livello locale e in alcuni casi anche nazionale.
A questi ancora oggi viene riservata la ribalta nel “Ristorante” allestito nella terrazza della Pania, mentre nella valle sottostante si continuano a servire i piatti della tradizione cucinati dai cuochi della contrada nei vari padiglioni sorti nel corso degli anni. Prima il “Rustico”, poi “Osteria”, “Angolo dell’Unto” e “Orto di Ottaviano”, per citare solo quelli esistenti ancora oggi.
Allo storico padiglione dei “Vini” è stata poi affiancata la “Birreria”, quando anche questa bevanda è entrata nelle abitudini dei senesi. Curiosa è stata poi l’evoluzione dei padiglioni che fanno da corredo agli stand gastronomici: il tradizionale “Palio dei barberi”, il gioco a premi della “Luminosa”, ma originariamente si facevano anche corse di topi, e tutti i nicchiaioli hanno sentito raccontare della famosa vasca dove si pescavano le trote che venivano subito arrostite e servite al bravo pescatore!
Poi la pista da ballo, che ha cambiato spesso collocazione, come per stare al passo di ogni nuovo di stile musicale, dalle orchestre di liscio, al twist, alla musica dance e hip hop che viene proposta oggi dai nostri deejay.
La Fiera, quindi, si è evoluta nel tempo. Ma per i contradaioli che fanno servizio nei vari stand non è cambiato niente. Alcuni di loro continuano a prendere le ferie dal lavoro per contribuire ad allestire la manifestazione e per fare servizio da sera fino alle prime ore del mattino. Per molti di loro, il tradizionale gioco dei “gavettoni” a notte fonda dell’ultima serata è quasi un momento di tristezza per una bella cosa che si conclude, più che una festa per la felice riuscita dell’evento.
Tutti, indipendentemente dai ruoli ricoperti, hanno contribuito a far crescere una manifestazione che è un pezzo di vita contradaiola, ma anche cittadina, con una storia lunga ben oltre mezzo secolo.
Ed è proprio questa forza di aggregazione la caratteristica costante e più importante della Fiera Gastronomica: generazioni diverse e lontane che si conoscono e si avvicinano lavorando fianco a fianco, con impegno e divertimento, per un obiettivo comune. Una risorsa importante per la Contrada e un valore da preservare.
A cura di Giulio Manganelli